Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura, ché la dritta via era smarrita…
Dante Alighieri, che con le parole ci sapeva fare, ce la spiega così la sua crisi esistenziale. Noi, invece, per non saper né leggere né scrivere, attestiamo solo il fatto che nella vita di ogni essere umano arriva inevitabilmente quel momento lì, il proprio lato oscuro della luna.
A me è successo nel 2015, dopo un grave lutto, all’improvviso, dopo mesi di andare avanti come un carrarmato, mi sono accorta che era successo a me e non a un’altra persona con la quale non volevo più convivere. Ero al bar con un mio amico, sorseggiando un caffé amaro (io lo prendo così, per ricordarmi di come va sorseggiata la vita, in purezza). Lui mi disse “Devi andare avanti…”. Al momento mi era venuto di rispondere “Grazia, Graziella e Grazie al [censored]”. Poi, si corresse “Devi andare avanti per te”. Alla fine, potrebbe sembrare una frase di circostanza, ma in un momento così delicato, probabilmente, avevo bisogno di concetti semplici.
In questo mio percorso di trentadue anni, è stato decisamente quello il momento in cui mi sono sentita viva. Ho pensato che il mio corpo, così come mi fa sentire il dolore bruciare nelle vene, è lo stesso che mi permette di respirare a polmoni pieni. Siamo tenuti in vita da un organo incredibile, il cuore, è un muscolo involontario che batte anche quando è spezzato. Batte quando siamo vivi. Ed essere vivi è un privilegio. Dovrebbe essere il secondo pensiero del giorno (il primo, ovviamente, è il terapeutico vaffambrodo alla sveglia).
Nello stesso periodo ho cominciato a leggere avidamente Haruki Murakami. In Kafka sulla Spiaggia scrive “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”. Infondo, la vita è davvero così, una giornata di marzo della quale nemmeno le previsioni meteo svizzere riuscirebbero a indovinare il tempo atmosferico. Eppure, che bello l’arcobaleno dopo la pioggia!
Quale canzone suona la vostra sveglia oppure quale canzone vi piace ascoltare al vostro risveglio? Fatecelo sapere nelle vostre Storie taggandoci @cm09aps.
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* Patrizia
Scritto da: blog_user
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