Questo mese ho avuto l’onore di poter inter(s)vistare una donna che ben interpreta il nostro concetto di cooltura. Lucia Valcepina ha reso la sua biro una bacchetta magica. Si è cimentata in saggi, laboratori di scrittura, didattica interculturale e molto altro sia nel campo della drammaturgia sia in quello della narrativa, collaborando, per esempio, con l’Università Cattolica di Milano, varie case editrici, la Provincia di Como, Lecco e Sondrio e le compagnie teatrali di Davide Benedetti e Guido De Monticelli.
Io ho letto per voi le novantasei pagine del suo nuovo libro, “Il Paradosso dell’Ossigeno”, che vi ho raccontato (ma non spoilerato) sul nostro Instagram @cm09aps.Dal suo blog “Amo le parole e il loro scarto sottile rispetto alla realtà, l’interstizio da cui nascono le poetiche e gli immaginari”
Sul tuo blog hai dichiarato che tutto ciò che esce dalla tua penna è frutto del tuo amore per i viaggi, dell’insonnia e dell’ossessione per la letteratura.
1. Qual è stato il viaggio che ti ha reso più produttiva dal punto di vista artistico?
Probabilmente il viaggio a Lisbona, una città meticcia, ai margini della Storia, col fascino dell’incongruo. Ancora più interessante perché rinata, in buona parte, dalle sue ceneri dopo l’incendio del 1755 che ne distrusse il centro. Estremamente caratterizzata, con quel saliscendi di strade e colline, e l’azzurro dell’oceano che si riflette sulle pareti delle case. Città-nave che porta con sé le immagini di Wim Wenders e le pagine di Saramago e che, nel mio caso, ha implicato una scelta creativa e un cambio di rotta.
2. A parte con la scrittura, come combatti l’insonnia? La vedi come un peso oppure ci convivi?
L’insonnia è legata all’irrequietezza e, spesso, al fervore creativo, all’impossibilità di mettere a tacere i pensieri. Mi accompagna spesso dopo uno spettacolo, ma anche nei periodi di calma. E allora mi metto ad ascoltare della musica, a riordinare casa o ad abbozzare programmi che non rispetterò. Per convivere con l’insonnia, e con le sue conseguenze, bisogna perdere la cognizione del tempo.
3. Qual è il “mattone di letteratura” che hai odiato a Scuola, ma che hai rivalutato da adulta?
“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di C.E. Gadda, una lettura che mi costò tanta fatica al Liceo e che oggi trovo gustosissima.
4. Il tuo blog si apre anche con una bellissima riflessione sulle parole, ma qual è il tuo segno di interpunzione preferito?
Sicuramente il punto, che richiede e concede respiro, come una soglia sulla quale sostare, ma vorrei veder tornare in voga anche il punto e virgola, utilissimo!, non solo nella saggistica.
5. Infine, un po’ di autopromozione: descrivi il tuo “Il Paradosso dell’Ossigeno” in cinque parole.
Interlocutorio, Lunare, Intimo, Incalzante, Blu
Canzone Preferita “Life on Mars?” di David Bowie
Luogo Preferito in Valtellina Il cimitero di Cepina, con lo spazio commemorativo in ricordo dei morti della frana della Val Pola dell’87 e con la tomba di mio nonno Cristoforo, la persona che, più di tutte, ha influenzato le mie scelte grazie alla sua passione per la scrittura e al suo impegno politico
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Grazie Lucia Valcepina (@luciavalcepina) per averci concesso questa intervista. Ti auguriamo una vita piena di cooltura!!! – dalla Crew di Channel Morbegno APS
Scritto da: blog_user
cooltura Il Paradosso dell'Ossigeno intersvista Lucia Valcepina scrittori
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