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Biancamaria – Prima Parte

today6 Settembre 2022 63 2 5

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“Bella gerunt alii, tu felix Austria nube. Nam quae Mars alii, dat tibi diva Venus” – Mattia Corvino d’Ungheria

(Gli altri fanno la guerra, tu felice Austria organizzi matrimoni. Infatti quello che Marte dona agli altri, a te lo dà la dea Venere)

Le parole di un re senza figli legittimi rimangono impresse nelle linee di un futuro sempre maschio. Sono cresciuta pensando che, affinché un regno continui a prosperare, ci sia bisogno di alleanze solide tra i sovrani, la pace, la guerra per la pace o altre questioni da risolvere tra uomini. Poi, l’ho semplicemente intuito da me. La sorte di un trono è strettamente legata a ciò che succede nell’alcova: scegliti una cagnolina docile e spiegale che accontentando il suo Signore accontenterà anche il suo popolo.

Mio padre, il Duca, è morto assassinato il giorno dopo del mio quarto Natale, con solo un piede fuori dalla Basilica di Santo Stefano Maggiore. Io non me lo ricordo, ma dicono che da lui io abbia ereditato la capacità di sentirmi fuori e più in alto delle cose del Mondo. Galeazzo Sforza era un uomo cinico, sadico e crudele. Se il suo barbiere si fosse distratto e l’avesse tagliato per sbaglio, lui l’avrebbe fatto frustare, giusto per godersi lo spettacolo. Si divertiva con questi giochi anche con i suoi amici: una volta una tortura era finita talmente male che uno della combriccola ci lasciò un testicolo; un’altra ancora ci fu chi se li tagliò entrambi apposta, per sfuggire all’obbligo d’onore di concedersi a un padrone che, tra maschi e femmine, non faceva alcuna differenza. Non è che fosse incapace di amare, però era instabile e detestava le regole, anche quelle dell’Altissimo. Quando il suo astrologo gli predisse la morte violenta, non ci ci volle credere e lo murò vivo, come per lasciare morire di fame il suo Destino. Addirittura, i nostri frati confessori si rifiutavano di pregare per lui perché, del resto, era già consumato in vita dalla dannazione. In poco tempo, anche i suoi amici si erano stancati del suo atteggiamento di arrogante superiorità: avevano sangue nobile e non ci stavano ad essere trattati come servi. In più, da uno che faceva come si alzava la mattina, ci si poteva aspettare un’alleanza con l’odiata Francia oggi e una guerra domani. Poi c’era dell’altro, quello che si nascondeva abilmente sotto gli arazzi con i cavalieri e le principesse. Il Duca non perdeva tempo con le perifrastiche della seduzione, lui prendeva e sbranava, ma non avendo voglia di mangiare selvaggina cruda, subito consegnava la preda a uno dei suoi lacchè. Gli stupri di massa erano pane quotidiano a Casa Sforza, ma quando successe alla moglie di qualcuno che si fidava ciecamente di mio padre, l’amicizia guastata sfociò in congiura. Mio padre venne pugnalato e il suo cadavere murato nella chiesa, per evitare tumulti in piazza. Eppure, è noto a chiunque che le anime dei morti che non riposano continuino a vagare inquiete tra di noi…

Mia madre rimase da sola con me e mio fratello, ancora un bambino. Mio padre era riuscito ad accaparrarsela benché i Savoia considerassero gli Sforza dei parvenus. Era molto bella, ma la sua intelligenza non arrivava ai livelli dell’aspetto fisico. Alla morte di mio padre, mio zio ce l’aveva ancora con lui perché non gli aveva permesso di sposare la donna che si era scelto, una napoletana. L’erede al trono era mio fratello, anche se, visto che era ancora troppo piccolo, la Reggente era mia madre che, nel frattempo, aveva elevato il suo cameriere allo stato di amante. Insieme, avvelenarono lo zio ancora troppo pieno di livore per non essere pericoloso accelerando anche l’ascesa di un altro zio, Ludovico Sforza detto il Moro per via dei suoi riccioli corvini. Mamma firmò perché diventasse lui il nostro tutore e lui le diede il benservito quasi esiliandola. Io avevo otto anni e, da quel momento, la rividi raramente.

In compenso, di figure femminili al Castello ne sono passate tante altre. Lo zio Ludovico, che non era ancora sposato, s’intratteneva spesso e volentieri con Cecilia – quella che il nostro pittore di corte Leonardo ha reso immortale mentre tiene sulle ginocchia un ermellino. Cecilia era la migliore amica di Isabella d’Este, che zio voleva sposare, ma era stato fregato sul tempo da Francesco Gonzaga. Allora, aveva dovuto ripiegare sulla sorella più piccola e più formosa, Beatrice. Siccome il letto glielo scaldava già la sua Cecilia, Ludovico rimandò più volte il matrimonio con la scusa nemmeno così tanto astrusa che la ragazza, avendo tre anni in meno di me, fosse ancora una bambina. Si sposarono nel 1491, quando lei aveva appena compiuto sedici anni. Lui dichiarò che il matrimonio era stato consumato durante la prima notte, ma in realtà dopo due mesi non era ancora successo niente. Intervenne anche il padre di zia Beatrice, incoraggiandola caldamente a non fare la selvatica e a evitare lo scandalo di un annullamento. Certo, anche lo zio era perplesso dallo zelo di pudicizia della sua giovane moglie; tuttavia, non volendo forzarla, sfogava le sue voglie altrove con Cecilia, la quale rimase incinta. Fu il bambino bastardo che fece risvegliare in Beatrice l’animale femmina. Cecilia, per volere della Duchessa, fu allontanata da Milano. Lo zio si assicurò che vivesse nel decoro e, su questo, anche perché Cecilia era molto legata a sua sorella, Beatrice chiuse un occhio. Qualche volta lo si fa, perché la corona in testa può pesare più di un paio di corna. Da quel giorno gli zii diventarono una coppia con tutti i crismi, comprese le fughe di libertà di lui, convinto che non era colpa sua se le donne gli cadessero ai piedi.

Il secondo problema da risolvere era il matrimonio di mio fratello che, de iure, era ancora l’erede al Ducato. Tre anni prima, lui si era sposato per procura con Isabella d’Aragona, la quale impiegò un anno per arrivare da Napoli. La sua festa di nozze fu la più bella del secolo e gli spettacoli furono organizzati da Leonardo. Un anno dopo, un anno in cui anche zio Ludovico aveva avuto i suoi grattacapi con la zia Beatrice, le lenzuola del talamo di mio fratello erano ancora immacolate. Siccome Isabella aveva anche un amante, mio zio cominciò a sospettare che mio fratello avesse qualche problemino laggiù. La verità era che zio, per non avere rivali in nessun ambito della sua vita, l’aveva fatto crescere viziato, lascivo e poco interessato all’eros. Si poteva dire che fossi più mascolina io di mio fratello, il che è tutto dire. Inoltre, con la scusa che a Milano eravamo in troppi e non potevamo vivere accatastati come i poveri, lo zio aveva trasferito la coppia a Pavia. Comunque, dopo una festa molto licenziosa, mio fratello cominciò ad avere dei mal di pancia lancinanti che lo costrinsero a letto. Mio zio continuava a trattarlo con quel troppo affetto che aveva sempre contraddistinto il loro rapporto esclusivo, ma si capiva che aveva messo del veleno nell’ultimo dei bicchieri che avevano bevuto insieme. L’avevano capito anche Isabella e la mamma, unite ai lati del suo letto mentre esalava i suoi ultimi respiri. A me non fu concesso esserci, era necessario che io mi impegnassi in altri compiti dei vivi: essere pronta per un marito.

In effetti, lo zio aveva già ripetuto più volte che a Milano cominciavamo ad essere in troppi e io avrei potuto sposare qualcuno che gli stava simpatico o che, anche se antipatico, poteva valere la pena qualche moina. Ci aveva già pensato il mio papà. A due anni ero già promessa a un mio cugino materno, Filiberto di Savoia. Ci eravamo appena sposati per procura quando io avevo dieci anni e lui diciassette, ma visto che lui se ne andava sempre a caccia ubriaco, mi aveva fatto lo scherzo di morire prima che potessimo obliterare il matrimonio. Zio Ludovico aveva cercato di rattoppare la situazione mediando con il Re d’Ungheria, il quale aveva riconosciuto un illegittimo, un tipo storpio e deforme, per avere un erede maschio, che avrebbe dovuto sposare la sottoscritta. Grazie a Dio il Re muore, lascia il regno in subbuglio, il figlio perde la cadrega e io rimango nubile. Intanto, dopo la morte di mio fratello, lo zio era diventato il Duca. Io avevo già vent’anni e dovevo darmi una mossa se volevo che qualcuno mi accogliesse volentieri nel suo letto. Quindi, perché mai non sfruttare l’amicizia di zia Beatrice con Massimiliano d’Asburgo, talmente rapito dal suo charme da tagliarle la carne nel piatto e lasciare mio zio come una mascherpa, perché mica ti metti a fare il geloso con l’Imperatore d’Austria? Sono sicura che fu Beatrice a proporre allo zio il baratto: facciamo calare l’infatuazione all’austriaco vendendogli la verginità della zitella troppo bella come sua madre e troppo stronza come suo padre.

Massimiliano aveva trentaquattro anni, era vedovo e quando si era sposato con la sua  indimenticabile Maria io avevo solo tre anni. Non aveva un rapporto sano con i sentimenti: era stato cresciuto a pane e amore ossessivo dei suoi genitori, provati dalla morte di tutti i bambini nati prima di lui, considerato un prodigio, un dono di Dio, e per questo osannato anche dal suo popolo. Suo padre amava a tal punto sua madre che, rimasto vedovo, non volle più sposarsi ma solo pensare a un buon matrimonio per suo figlio, il rampollo alle redini dell’Austria. Maria di Borgogna era una moglie degna con una dote competente, ma suo padre era fin troppo indeciso nell’odiare il nemico che doveva essere comune, la Francia. Ormai, però, Massimiliano e Maria si erano conosciuti e si erano innamorati. Maria per Massimiliano valeva e vale tutt’oggi oro. Alla morte del padre, la Borgogna passa nelle mani da femmina di Maria e ciò crea talmente tanto scompiglio che Massimiliano deve correre a Gand per salvarla e sposarla. Ma nulla di ciò che scuote le corde del cuore può nulla sulle leggi del Cielo. Si amavano, erano complici e avevano messo al Mondo due figli splendidi. Maria morì all’improvviso per un motivo futile, cadde da cavallo e in poche ore l’amore che tanto rendeva felice Massimiliano andò in frantumi creandogli quel buco nel cuore che l’avrebbe per sempre accompagnato nella vita. Si accorse di colpo che la sua ricchezza era subordinata a quella della moglie defunta e che, per sempre, avrebbe dovuto destreggiarsi in situazioni economiche altalenanti. Non poteva nemmeno permettersi una guerra, allora puntò tutto sui matrimoni strategici. Con i figli, unì Austria e Spagna. La figlia Margherita, in prime nozze, aveva sposato Giovanni d’Aragona, morto sei mesi dopo il matrimonio di vaiolo e partorì una bambina già morta. Si vociferava che il Principe di Spagna si fosse ammalato perché i due giovani avessero una passione insaziabile e debilitante. Le seconde nozze, con un mio cugino materno, non andarono meglio poiché Filiberto morì tre anni dopo. Margherita si era abituata all’eleganza e alla cultura dei Savoia, tant’è che a nulla servirono le lagne dei papà che la voleva far risposare. Era coraggiosa e aveva il genio politico degli Asburgo, così, con il suo pugno di ferro, riuscì a governare sui Paesi Bassi a soli ventiquattro anni, tenendo per sé le sue lacrime muliebri. Suo fratello, Filippo detto il Bello, sposò la sorella di Giovanni, la principessa Giovanna che, con il tempo, sarà soprannominata la Pazza. Li univa una forte passione, quella mediterranea che muoveva le viscere dei Trastàmara, ma lui era attraente e mondano. Lei era gelosissima delle altre, che esistevano ma non erano preziosamente bionde come lei. Le lunghe assenze la divorarono, ma non quanto la morte di Filippo. Ufficialmente, era morto di tifo, ma era chiaro che fu il Re diSpagna, altamente razzista, ad ucciderlo. Giovanna fu accusata di demenza causata dal forte stress del lutto, rinchiusa in monastero e presto dimenticata anche dal figlio Carlo, affidato alle cure della zia paterna. Massimiliano, invece, sposò per procura Anna di Bretagna, ma il loro matrimonio non fu mai consumato siccome il Re di Francia la rapì e la sposò a forza. Massimiliano non concesse mai l’annullamento rendendola bigama. Fu interpellato il papa per risolvere la divergenza. Massimiliano ritornò celibe e Anna passò il resto della sua vita a partorire un figlio all’anno * fine prima puntata *

Riuscirà Biancamaria a convolare a nozze? Massimiliano sarà un buon marito? Che cosa ci viene a fare la sposa in Valtellina? * lo scopriremo nella prossima e ultima puntata di martedì 20 settembre! *

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Scritto da: blog_user

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