La Biblioteca di Morbegno è il luogo di passaggio di tutti gli studenti, almeno della Bassa Valle. Chi di noi non c’è mai stato anche solo a fare finta di studiare o a copiare (davvero) i compiti, ignaro che dalla torre il Direttore ci stava scrutando?
Alberto è stato uno dei primi personaggi del Mondo della Cool-Tura a credere nelle mie favelle e che, nel corso di questi ultimi dieci anni, mi ha sempre riconosciuta e, soprattutto, mai disconosciuta. Uno dei suoi tratti distinguibili e che io adoro è la capacità di avere sempre in tasca la citazione giusta per ogni occasione. Un esempio? Dopo la terza inoculazione della dose di vaccino, mi sono presentata in Biblioteca un po’ floscia e lui, prontamente, mi ha regalato le parole di Ugo Foscolo “non so chi fui / perì di noi gran parte”…
Nome: Alberto
Cognome: Benini
Soprannome: Non ha un soprannome, ma non va confuso – per assonanza – con Roberto Benigni
Professione: Sa fare il Bibliotecario. Ha anche: insegnato “poco e male” una materia dal nome astruso (in sostanza, un mix di italiano ed educazione civica) a degli studenti che sarebbero diventati muratori; portato borse e quant’altro per uno Studio Legale; lavorato in teatro (non come attore, bensì ha scaricato vari camion di traslochi e ha aiutato, nel senso più infimo del termine, il macchinista)
Superpotere: Vorrebbe riuscire a leggere nella mente delle persone, anche se non sa se ne avrebbe il coraggio
Passatempo preferito: ascoltare musica, andare in montagna, stare con gli amici e, ovviamente, leggere (anche se una domanda che lo potrebbe mettere in difficoltà è “quanti libri hai letto quest’anno?”)
Come si descriverebbe a un alieno: “Sono una persona che forse potrebbe apparire stravagante. In realtà, sono molto comune, però so che il mio mestiere riverbera stranezza. Io ne faccio uno che mi piace e sono fortunato, ma credo che il lavoro dia una forma specifica alle persone”
Made In: se potesse scegliere un posto in cui essere nato sarebbero le Isole Shetland – “un posto remoto e disabitato, dove la natura ha un peso in quello che fai e come ti vedi nel mondo”
Cosa vuol dire essere il Direttore della Biblioteca di Morbegno? Sarebbe bello saperlo! Cinque anni fa sarebbe stato facile spiegarlo. L’evoluzione della tecnologia, i nuovi modi di comunicare e, ovviamente, anche la Pandemia hanno reso necessario reinventarsi. Partiamo dalla definizione del luogo: una Biblioteca dovrebbe essere il luogo dei legami e un legame è qualcosa di diverso rispetto a un semplice incontro. Una volta, il fine di una biblioteca era quello di favorire l’accesso all’informazione. Oggi non è più solo mettere in relazione un libro o, più in generale, un documento con un utente, ma è uno spingersi più in là, un mettere in relazione anche le persone. In questo, a mio avviso, il Direttore dovrebbe porsi sottotono, ossia il suo io dovrebbe scomparire dentro quello che fa.
Qual è la più bella Biblioteca che tu abbia mai visitato? Se intendiamo il “bella” nel senso “la guardo e dico bella anche se non penso al patrimonio che contiene”, direi: quella che ancora non è stata costruita, quella di Morbegno perché è davvero bella e perché è la mia, l'”Angelica” di Roma (che ho visto) e la Biblioteca abbaziale di San Gallo (che vorrei visitare).
Se tu dovessi giocare a un gioco da tavolo con il tuo team di lavoro quale sceglieresti? Shangai, perché ha molto a che vedere con quello che facciamo in biblioteca. Serve delicatezza e fermezza senza forza per maneggiare un pezzo senza muovere gli altri. Inoltre, i bastoncini – dei quali i colori contano fino a un certo punto – sono disposti con casualità, sebbene ognuno sia in relazione con l’intero contesto.
Qual è il libro più brutto che tu abbia mai letto? Non dirò i titoli per non incuriosire e fare pubblicità. Non mi piacciono i “combinati disposti”, ossia i libri che dicono cose scontate tirando fuori gli affetti personali, oppure trovare molto io in qualcosa che non è un’autobiografia. Non mi piace nemmeno incontrare dei personaggi alla quale è stata prestata una psicologia troppo complicata per l’epoca, ad esempio delle personalità medievali con dei pensieri moderni.
Saluteresti i nostri lettori con una citazione? “Il carattere dell’uomo è il suo destino” – Eraclito. Quello che ci succede risulta da come ci poniamo davanti alle cose. Io penso che ognuno porti una marca. Anche se è vero che la vita ci forgia, ognuno, nel bene o nel male, nasce e muore con il proprio carattere.
Canzone preferita: “Canzone dei Dodici Mesi” di Francesco Guccini * Ascoltala sulla nostra playlist di Spotify CMBlogOnAir *
Luogo preferito in Valtellina: Ponte di Ganda a Morbegno (sponda verso le Alpi Retiche)
Lavaggio: a mano, molto delicatamente (vedi le istruzioni per il cashmere)
* Patrizia
Scritto da: blog_user
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