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Il Sondaggione di Ottobre

today31 Ottobre 2022 11

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La festa dei nonni è una ricorrenza civile diffusa in alcune aree del mondo, celebrata in onore della figura dei nonni e della loro influenza sociale.La festa dei nonni è stata creata negli Stati Uniti su proposta di  una casalinga della Virginia Occidentale, madre di quindici figli e nonna di quaranta nipoti.  Riteneva, infatti, come obiettivo fondamentale per l’educazione delle giovani generazioni, la relazione con i loro nonni. Il fiore ufficiale di questa festa è il nontiscordardimé.

La domanda per questo nuovo mese della nuova programmazione è: cosa ti hanno insegnato i tuoi nonni? Rispondi alle Storie dei nostri Socials per farcelo sapere @cm09aps

Mi piace dire che la mia famiglia è diversamente settentrionale. A mio papà, invece, piace ricordare che il suo paese d’origine è situato nella parte più stretta della punta dello Stivale. Mia nonna raccontava, non senza un certo pathos drammatico, che pochi mesi prima del parto (di mio padre) era stata quasi incornata da una vacca in campagna e che il piccolo Giò non si era mosso per giorni dentro la sua pancia. Lui, però, è il penultimo di una nidiata di cinque pargoli di una storia di famigghia che era iniziata molti anni prima.

La nonna Marianna aveva una sorellina che era morta in tenera età. Non ho mai capito bene il motivo, ma credo sia per un’infezione dovuta alla ferita con una canna di fiume. So che mia nonna se la ricordava spesso mentre balbettava il suo nome. Poi, si era sposata con Leonardo, che definiva sempre “bellissimo” mentre spolverava la sua foto vestito da militare, per quella guerra che se l’era portato via poco dopo il matrimonio. Leonardo è sepolto al Monumentale di Torino, ma mia nonna non ha mai voluto visitare la sua tomba. Non capivo nemmeno questo, finché non è successo a me. Per andare avanti leggera, la nonna ha voluto chiudere tutto dentro una scatola ed è per questo che sembrava sempre un po’ “strappata”. Probabilmente, avrebbe voluto avere un po’ più di tempo per restare a piangerlo, ma i suoi tempi non permettevano alle giovani belle donne di rimanere sole. Sua madre le consigliò di risposarsi con un amico d’infanzia, Giuseppe – mio nonno. 

Scoppia un’altra guerra e, nel frattempo, Marianna e Giuseppe mettono al mondo qualcuno dei miei zii. E, a un certo punto, mio nonno sceglie di andare a lavorare in quella Svizzera dalla quale portava sempre sigarette e cioccolato e dove veniva fatto dormire nelle stalle come una bestia. Quando mio papà ha nove anni, il nonno sceglie di portare tutta la famiglia a Como. Era l’inverno del 1969 – il Mondo era pronto alla Rivoluzione – e mio papà veniva a conoscenza con il  freddo del nord (ovviamente non era ancora stato a Selvetta). Purtroppo, due anni dopo mio nonno muore improvvisamente d’infarto e questo è il motivo per cui non l’ho mai conosciuto e per il quale mio papà, come padre, ha sempre dovuto improvvisare più degli altri. Mia nonna, quasi quarantenne, restava vedova per la seconda volta. L’ho sempre considerata uno spirito libero con le sue testarde tradizioni. Le cose che sapeva fare le sapeva fare benissimo: l’unicinetto tunisino, le braciole di patate, cantare e togliere il malocchio. Le piacevano molto gli horror splatter che trasmettevano anni fa su Rete Quattro o una soap opera ambientata in Argentina che si chiamava “Terra Nostra”. 

Nel maggio 1980 mio papà ha conosciuto una cameriera durante il pranzo di matrimonio di un suo cugino. Questa sedicenne era mia mamma. Lui le chiese il numero di telefono e due mesi dopo aspettavano mia sorella. Mia mamma l’aveva presentato solo a mia nonna. Di fatto, lei era già in giro per i fatti suoi e a Rodolo (un paesino arroccato sopra Selvetta) ci tornava solo quando le veniva in mente. Ovviamente, mio nonno, appresa la notizia che sarebbe diventato nonno per la prima volta e considerato che mia mamma non era ancora maggiorenne, inizialmente puntò il dito verso “il pisello facile di tutti i terùn”. In seguito, però, mio papà riscattò la sua fama. Quando mio nonno è morto l’ho sentito dire che a Rodolo aveva trovato la vera definizione di famiglia.

Mia nonna materna si chiamava Alma, che secondo me è un nome splendido. Da lei ho ereditato il fototipo due. Lei amava molto i fiori che puntualmente le rovinavamo giocando a palla. La nonna era una persona molto buona, ricordava le nonne delle fiabe. Sapeva assolutamente come mitigare il carattere imperituro del nonno, che assomigliava tanto al nonno di Heidi. La nonna è morta giovanissima, a 66 anni. Ha avuto un ictus e in quella notte penso che per il nonno si sia fermato il mondo. Era già orfano di mamma, l’ultimogenito e unico figlio maschio, cresciuto in un gineceo con un padre molto provato dalla vedovanza. Nel 1991, inoltre, mio zio Felice era morto in un incidente stradale a ventinove anni poco prima del matrimonio (questo è un particolare che, purtroppo, nella mia vita si è ripresentato). Il nonno Camillo era una persona temprata dalle mancanze, radicato al suo territorio. Rimasto solo, gli era rimasto l’amore della sua amata Rodolo. 

I miei tre nonni andavano molto d’accordo e riuscivano ad intendersi anche parlando due dialetti diversi. Penso che mi abbiano insegnato molto sull’inclusività e sull’essere fluidi. 

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Scritto da: blog_user

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